Gli asset intangibili, come tutti gli asset aziendali, rappresentano una fonte di potenziale reddito per l’impresa. In generale, è possibile identificare le seguenti categorie: prodotti/servizi (in questo caso l’asset intangibile si riferisce ad un potenziale brevetto o marchio originato da ingenti investimenti in ricerca e sviluppo sostenuti dall’impresa), customer relation (la presenza di clienti fedeli al brand e all’azienda consente l’applicazione di un premium price, comportando un vantaggio competitivo per l’azienda stessa nell’arena competitiva), risorse umane (le attività declinate dalla funzione aziendale incrementano la produttività dei dipendenti e ne riducono il turnover) e capitale organizzativo (modelli organizzativi e processi aziendali che consentono all’azienda di guadagnare vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza, sia attraverso la generazione di flussi di reddito positivi che tramite la riduzione dei costi di produzione).
A titolo generale, è lecito affermare che gli asset intangibili si differenziano dalle altre tipologie di asset aziendali – ad esempio attività finanziarie – in due importanti aspetti, ossia parziale esclusione e non-commerciabilità[1].
Prima di illustrare i metodi più accreditati di stima degli intangibili, occorre sottolineare che tali attività aziendali generano valore in sinergia con altre attività, sia materiali che finanziarie. Quindi, per stimare il singolo intangibile, sarà necessario isolare i singoli flussi da esso derivanti, depurando il risultato dai flussi attribuibili alle altre attività.
Ciò detto, si illustrano di seguito le metodologie più accreditate di stima degli intangibili[2]:
Gli asset intangibili, come tutte le altre attività d’impresa, rappresentano per l’azienda una fonte di vantaggio competitivo e si distinguono dalle altre tipologie di asset per la parziale esclusione e non-commerciabilità. La valutazione degli intangible asset rappresenta oggi una tematica ampiamente dibattuta, anche alla luce di normative agevolative a beneficio di coloro che su tali asset realizzano cospicui investimenti (si veda, ad esempio, il “Decreto Agosto”, che prevede la rivalutazione dei marchi di proprietà dell’impresa, con l’obiettivo di incentivare la patrimonializzazione delle imprese, senza oneri fiscali); diventa quindi indispensabile procedere ad un corretto assessment circa le capacità di un’impresa, analizzando attentamente tutti gli asset che la compongono e comprenderne il reale potenziale.
[1] Lev, Baruch. “Intangible assets: concepts and measurements.” (2005): 299-305.
[2] M. Bini, L. Guatri, “Nuovo trattato sulla valutazione delle aziende”, 2009.