I dati parlano chiaro: 7 consumatori su 10 preferiscono acquistare prodotti o servizi da aziende considerate inclusive. Il gap rispetto ai brand ritenuti non inclusivi ha raggiunto quota 21% nella crescita dei ricavi, a dimostrazione del fatto che ciò che si dimostra ostile alla diversità – in linea di massima – respinge. A meno che non si appartenga alla fascia media di età che, stando alle statistiche, pare essere abbastanza popolata di indifferenti. Sono questi i dati emersi dal Diversity Brand Index 2023, l’unica ricerca italiana volta a misurare la capacità dei brand di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla Diversity, Equity and Inclusion (DE&I), che ieri ha incoronato Ikea vincitore “overall” e Tim vincitore “digital” dei Diversity Brand Awards 2023 nell’ambito della sesta edizione del Diversity Brand Summit, “Right Now – È tempo di agire”, per la loro capacità di lavorare concretamente sulla DE&I, impattando sulla percezione di consumatrici e consumatori.
Ad aver premiato Ikea è stata la ricchezza delle iniziative realizzate, la loro trasversalità sulla DE&I e l’impatto profondo sulle percezioni del mercato finale. Tim, invece, è risultato il brand che più di altri ha saputo utilizzare il digitale e la tecnologia per far crescere la cultura dell’inclusione, a partire dal progetto “Tim Vision Ascolta”. I risultati sono stati ottenuti incrociando i dati delle survey a cui sono stati sottoposti i cittadini-consumatori e quelli indicati da gruppi di esperti in materia. Un melting pot di suggestioni e conoscenze tecniche che hanno passato ai raggi X i marchi in cui quotidianamente ciascuno di noi si imbatte e che hanno permesso di stilare anche la classifica delle 10 iniziative più virtuose dei brand Barbie, Lavazza Group, Intesa Sanpaolo, Lines, Procter & Gamble, Netflix, Rai, Real Time, Spotify e The Walt Disney Company che, come i due vincitori, hanno la possibilità di richiedere e utilizzare nelle proprie attività di comunicazione il marchio di certificazione rilasciato da Diversity e Focus MGMT che ne attesta l’inserimento tra le migliori aziende in termini di impegno sulla DE&I e di capacità di comunicarlo al consumatore finale.
“La consapevolezza verso le tematiche della DE&I – ha spiegato Francesca Vecchioni, presidente di Fondazione Diversity – è in continuo aumento. Consumatrici e consumatori, anche in un mercato così affollato, distinguono le azioni e la comunicazione più coerenti e autentiche in tema di inclusione, da quelle più strumentali o imputate di diversity washing. Non basta più stampare una bandierina rainbow sul proprio packaging o fare un post rosa per l’8 marzo per essere inclusivi: su questi temi le persone a cui si vuole parlare sono spesso più competenti delle stesse aziende che li comunicano. Oggi gli standard si sono alzati di molto, ai brand è richiesta coerenza, autenticità e competenza. Non si comunica più la DE&I, si comunica con la DE&I, ed è uno strumento eccezionale solo se è autentico, l’unico modo per arrivare davvero”.
Dall’indagine è emerso che il settore del fashion e della moda è sempre più percepito come inclusivo, seguito a ruota dal retail. Tra le buone notizie emerge il fatto che il numero delle consumatrici e dei consumatori ostili alle tematiche Lgbtq+ è caduto a picco; tra le cattive, invece, c’è la crescita degli indifferenti. Sono infatti sempre di più le persone disinteressate alle tematiche della diversità, poco sensibili nei confronti della sostenibilità sia sociale che ambientale. La loro età mediamente sta nella fascia che va dai 35 ai 54 anni. C’è poi una buona dose di inconsapevoli ovvero di coloro che non hanno alcuna forma di familiarità, coinvolgimento o contatto con le diverse forme di diversità, nonostante l’interesse verso tali tematiche.
L’evento è organizzato e promosso dalla no profit Diversity, fondata da Francesca Vecchioni, e dalla società di consulenza strategica Focus MGMT, patrocinato dal Comune di Milano e con la partnership di Extra. Nel corso della sesta edizione del Diversity Brand Summit, condotto da Corinna De Cesare sono intervenuti esperte ed esperti sul tema, fra cui la Co-founder di Indigenous Fashion Arts Kerry Swanson. Il claim dell’evento scelto quest’anno è stato “Right Now – È tempo di agire“, un’esortazione a concretizzare sempre più i buoni propositi e la necessità di farlo il prima possibile, perché la sostenibilità sociale, specie in un momento storico come questo, è una sfida prioritaria.